Allevamenti ittici sostenibili: il modello adottato da Kingfish Zeelan...

A proposito di modelli ittici sostenibili Eurofishmarket intervista il Dott. Cees-Jan Bastiaansen, responsabile qualità della Kingfish Zeeland. Scopri di più.
Cosa vedremo in questo articolo

 

A proposito di modelli ittici sostenibili Eurofishmarket intervista il Dott. Cees-Jan Bastiaansen, responsabile qualità della Kingfish Zeeland, azienda che produce Ricciola Oceanica (Seriola lalandi) grazie all’innovativo sistema RAS (Recirculating Aquaculture System).

Sostenibilità e produttività possono essere conciliabili? Quali sono state le 3 sfide più ardue portate avanti dalla Kingfish Zeeland?

Il pesce che stiamo allevando sulla terraferma non è nativo qui, quindi prima di tutto, bisogna riuscire a recuperarlo. Penso che sia stata una delle nostre sfide più importanti, abbiamo chiuso il ciclo di produzione della ricciola oceanica, in modo da essere in grado di produrre una fornitura stabile per tutto l’anno di avannotti, che alleviamo nel nostro incubatoio e che possiamo utilizzare nel nostro allevamento. Penso che sia stata la sfida più importante da affrontare in primo luogo. La seconda sfida è trovare la dieta giusta e ottimale per i nostri pesci. Per trovare il mangime giusto, si deve cercare una dieta nutrizionalmente bilanciata, ma è molto importante che il tipo di mangime, il pellet, sia adatto anche al sistema, ad esempio non deve sbriciolarsi, non deve lasciare particelle di mangime in sospensione e depositate. É una sfida su cui stiamo ancora lavorando, ci sono molti miglioramenti che possiamo apportare. La terza sfida è fondamentalmente stata far partire il tutto. Abbiamo iniziato letteralmente da zero con i progetti, non c’era assolutamente nessun allevamento di ricciole qui in Olanda, ed entro quattro anni da quel momento abbiamo costruito un’azienda così com’è oggi, con tutte le sfide future. Penso che quelle tre fossero le cose principali di cui avevamo bisogno: ottenere il pesce, il mangime giusto per il nostro pesce e fondamentalmente costruire il mercato da zero.”

Uno degli scopi delle strutture RAS è di minimizzare l’impatto sull’ambiente, facendo circolare l’acqua più volte e utilizzando filtri per minimizzare il rischio di parassiti (o altre malattie infettive): questa tipologia di allevamento è migliore di una più tradizionale?

Penso che si abbiano vantaggi e svantaggi da entrambe le parti. Tra i vantaggi che abbiamo nell’allevare il pesce sulla terra ferma c’è il pretrattamento della nostra acqua, che prima di entrare nella nostra struttura subisce vari passaggi di filtrazione e disinfezione, per assicurarci di non avere parassiti, o qualunque altra cosa. Avendo il controllo dell’acqua in ingresso, si evitano problemi con i parassiti, fioriture algali, predatori. Avendo un ambiente controllato, si può garantire un approvvigionamento stabile di pesce tutto l’anno.

Inoltre, dal punto di vista della biodiversità è molto positivo che l’impianto sia basato sulla terraferma perché è praticamente impossibile per un pesce di allevamento fuggire nell’ambiente naturale. Una struttura di questa capienza e complessità necessita sicuramente di una buona quantità di energia elettrica: da dove viene ricavata l’energia che usate?

Gli impianti sono coperti da pannelli solari, ma la maggior parte dell’energia che stiamo usando proviene dall’energia eolica, quindi stiamo usando energia rinnovabile al 100% per far funzionare la nostra azienda

Per gestire nella maniera più sostenibile possibile l’allevamento di specie ittiche grande attenzione deve essere dedicata alla formulazione dei mangimi: ma perché è difficile creare davvero il mangime perfetto per un pesce d’allevamento?

Parte degli ingredienti che utilizziamo nei nostri mangimi derivano da scarti di pesce, quindi sia la farina di pesce che l’olio di pesce che ne deriva è, sotto questo aspetto, un’alternativa sostenibile rispetto alla farina di pesce derivata da pesci pescati apposta per produrla. Ci sono sfide di natura tecnica: tutto ciò che viene immesso nel sistema, sia che venga mangiato dal pesce o meno, rimarrà nel sistema. Trovare un equilibrio ottimale tra i nutrienti della dieta e le caratteristiche fisiche è fondamentale, quindi siamo continuamente alla ricerca di miglioramenti, abbiamo un intero dipartimento di ricerca e sviluppo che sta cercando di aumentare la sostenibilità degli alimenti, aumentando la quantità di scarti riutilizzati nella razione, ma anche trovando alternative sostenibili come oli di alghe o come oli vegetali da sostituire all’olio di pesce che stiamo usando ora

Gestire un allevamento ittico è simile a gestire un intero ecosistema, non solo il pesce in sé per sé. Si deve controllare la qualità dell’acqua, temperatura, nutrienti, densità dei pesci, patologie che potrebbero verificarsi, insomma è tutt’altro che facile. Ma perché un consumatore dovrebbe acquistare una ricciola oceanica allevata invece di una selvatica?

Abbiamo chiuso il ciclo di produzione, ogni pesce che produciamo qui non l’abbiamo tolto dalla natura, e diciamo che il nostro pesce è allevato in modo sostenibile, ma non c’è bisogno di crederci sulla parola, abbiamo anche ottenuto standard di sostenibilità riconosciuti, come ASC e recentemente abbiamo anche ottenuto la certificazione Friend of the Sea. Un altro aspetto importante è che possiamo generare una fornitura costante per tutto l’anno di pesce fresco, che possiamo trasportare in tutta Europa entro 48 ore dalla raccolta, quindi, come consumatore, acquistando pesce allevato dalla nostra struttura, si è certi della freschezza e della sicurezza di un pesce allevato indoor”.

Un’organizzazione così grande ed in rapida crescita può avere un impatto, riguardo alla sua impronta di carbonio, abbastanza importante: avete dei dati a riguardo?

Abbiamo sviluppato la nostra azienda da zero. Risulta davvero difficile calcolare l’impronta di carbonio di un’azienda che non opera a uno stato stazionario, ma è in crescita. Da un anno a questa parte la nostra azienda è effettivamente operativa, ed in base a tutti i modelli che abbiamo, siamo in una situazione in cui possiamo finalmente iniziare a calcolare la nostra impronta di carbonio, sebbene questi studi siano piuttosto complessi e bisogna farli a modo. Tutto quello che stiamo facendo in termini di energia verde, essendo certificati ASC per esempio, dimostra che vogliamo allevare nella maniera più responsabile possibile rispetto al nostro ambiente, ai nostri pesci e alle persone che lavorano qui. Siamo una realtà ancora giovane, e per approssimare correttamente la nostra impronta di carbonio serve tempo sufficiente affinché la situazione sia statisticamente rappresentativa

Parlando di persone ed impieghi, quante persone lavorano nella vostra realtà? Vi è un equilibrio tra uomini e donne?

Ovviamente abbiamo uomini e donne che lavorano qui, ma ci stiamo espandendo davvero molto velocemente, quindi abbiamo persone che lavorano nell’ incubatoio, nella crescita e nella lavorazione, ma abbiamo anche un intero team di sviluppo e costruzione, perché ci stiamo espandendo così velocemente da necessitarne”.

In un momento storico critico e complesso come quello attuale riteniamo non solo utile ma anche doveroso promuovere case study come quello di Kingfish  Zeeland, sia a modello di altre imprese del settore dell’acquacoltura e sia come modello di allevamento che si impegna nella sostenibilità con attività chiare e concrete.

Cesare Paolucci, Eurofishmarket

Ringraziamo il dott. Cees-Jan Bastiaansen di Kingfish Zeeland per la sua disponibilità.

Consulta anche https://it.kingfish-zeeland.com/

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