La regolamentazione di un area marina può essere efficace nel preservare le risorse ittiche e mantenere sostenibile lo svolgersi di attività commerciali ad esse collegate?
La risposta sembra essere positiva, con la creazione di cosiddette FRA ( Fisheries restricted areas ), aree in cui alcune attività di pesca specifiche sono vietate o limitate al fine di migliorare la conservazione degli stock, habitat ed ecosistemi.
Un’esempio è la FRA della fossa di Jabuka/Pomo, la prima istituita con un piano di monitoraggio scientifico. I suoi risultati preliminari sono stati apprezzati sia dalla comunità scientifica che dai pescatori che hanno lavorato insieme per creare questa FRA. Può essere una situazione vantaggiosa per tutti: la biodiversità marina si riprende e i pescatori beneficiano di catture sempre più abbondanti e preziose.
I paesi che si affacciano sull’Adriatico sperano di ottenere risultati simili con l’istituzione di altre FRA, in particolare una nel canyon di Bari e un’altra nell’Adriatico meridionale, che prevede l’avvio l’anno prossimo di un progetto pilota specifico sul corallo bambù, una specie vulnerabile presente sui fondali del mar Mediterraneo.
I paesi della regione si sono incontrati la scorsa settimana durante la sessione annuale della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), in presenza di altri osservatori come come l’Unione mondiale per la Conservazione della Natura (UICN), Oceana e il WWF, e hanno adottato misure e piani di gestione pluriennali per assicurare lo sfruttamento sostenibile degli stock demersali e di piccoli pelagici nel mare Adriatico al fine di garantire la sostenibilità dell’attività di pesca.
I membri della CGPM hanno adottato un totale di 21 raccomandazioni vincolanti e 14 risoluzioni per la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse marine nel Mediterraneo e nel mar Nero, che spaziano da misure di gestione per la pesca sostenibile con reti da traino, alla definizione di una taglia minima di riferimento per la conservazione degli stock prioritari, la mitigazione degli impatti della pesca sulle specie vulnerabili e la richiesta di segnalazione delle specie non indigene in acquacoltura.
I Membri del GFCM comprendono 23 parti contraenti (Albania, Algeria, Bulgaria, Cipro, Croazia, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Italia, Libano, Libia, Malta, Marocco, Monaco, Montenegro, Romania, Slovenia, Spagna, Siria, Tunisia, Turchia, Unione europea) e cinque parti cooperanti non contraenti (Bosnia-Erzegovina, Georgia, Giordania, Moldova, Ucraina).