Pescatori o Bracconieri? Storioni o “storioni”?

Cosa vedremo in questo articolo

Eurofishmarket vi suggerisce la visione di una clip assurda come la proposta di legge 2328 all’esame della Commissione Agricoltura della Camera in queste settimane e che, riassumendo, propone di contrastare il fenomeno del bracconaggio ittico vietando la pesca professionale nei fiumi e nei canali italiani.

Ad ulteriore chiarimento di quanto già riportato dal Blog Informarepernonabboaccare vogliamo proporvi la lettura della bellissima ed esaustiva lettera che il Prof. Stefano Cataudella, già prof. Ordinario di Ecologia e Professore Emerito Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ha scritto in merito a questa questione ed inviato ad Allenza delle Cooperative Italiane per affiancarli nella richiesta al Parlamento di una seria riflessione in merito:

“…Indirizzo a te queste brevi considerazioni che ti prego, se lo riterrai opportuno, di estendere ai tuoi colleghi, membri della vostra Alleanza del mondo cooperativo della pesca. Le brevi considerazioni riguardano le proposte di interventi normativi per vietare le attività di pesca professionale in alcuni corpi d’acqua interni. Mi sembra che le motivazioni siano quelle di evitare che i bracconieri possano operare” camuffandosi da pescatori artigianali regolarmente autorizzati”. Esemplificando: eliminati i professionisti, eliminato il bracconaggio! Tra le due azioni non ci sono correlazioni, diverso sarebbe se piani di gestione locale, adattativi definissero periodi di divieto di pesca, professionale e non. Grazie ad una vita che ho speso nel settore della ricerca di base ed applicata alla pesca ed alla acquacoltura, per i molti progetti di sviluppo in questo settore cui ho partecipato in varie aree del globo, per i molti anni passati alla presidenza della GFCM (Commissione Generale della Pesca per il Mar Nero della FAO dove si definiscono le regole della pesca per le risorse condivise nella Regione UN di competenza, sotto l’ombrello del diritto internazionale) e per i molti anni di collaborazione con la Direzione Generale della Pesca e dell’Acquacoltura del MIPAAF, mi sembra di aver capito che il bracconaggio, internazionalmente la pesca IUU, prosperi soprattutto in assenza di presidio, sia inteso come presenza delle varie forze di polizia preposte ai controlli, sia come assenza di controllo sociale affidato ai portatori di interessi leciti ed ai cittadini in generale. Senza dimenticare che ho sempre avuto una grande passione per la pesca ricreativa, in mare e nelle acque interne. Pensare che le forze di polizia italiane, statali e locali, non siano in condizione di contrastare bande di bracconieri, alla luce delle leggi esistenti, mi sembra una offesa al lavoro che questi Corpi svolgono, pur in condizioni di difficoltà e sicuramente in contesti sociali molto complessi. Posso testimoniare che ad esempio nelle foci del Tevere, che oggi da pensionato frequento quasi giornalmente, il controllo sul bracconaggio è costante, condotto con metodo e con intelligenza. Soprattutto cercando di informare le persone soggette al controllo. Ciò non esclude che ci siano pratiche di pesca illegale, anche da
parte dei pescatori che usano strumenti della pesca ricreativa consentiti in spazi di fatto vietati. O che reali bracconieri usino reti o bilance di dimensioni non consentite. Ed anche se sembra che sia ancora diffusa la pratica di vendere il pescato, da parte di così detti pescatori ricreativi. Nonostante ciò credo vada comunque riconosciuto che rispetto al passato la presenza delle forze preposte ai controlli sia decisamente in crescita. Tornando al tema della “ legge antibracconaggio”, credo che le acque interne dei nostri fiumi e canali, laghi continentali e costieri, meritino ben altra reale attenzione, al di là delle dichiarazioni su uno stato ambientale accettabile. Si tratta di un mosaico tutto da costruire, occorre ritracciare un disegno ben fatto, senza cercare di produrre nuove norme su fatti minori, distraendo il legislatore da problemi irrisolti, di grande peso e che potrebbero configurarsi come fallimenti istituzionali, con responsabilità pubbliche e del mondo privato. Non sottolineo questo per mettere “ben altro” sul tavolo, spostando l’attenzione altrove, lo faccio proprio per venire incontro alla volontà di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che il legislatore vorrebbe raggiungere anche grazie ad una norma antibracconaggio. Legge che, di fatto, potrebbe aumentare il numero di bracconieri mettendo fuori legge chi tradizionalmente pratica una attività di pesca regolarmente e che dovrebbe essere difeso da sentenze della CEDU, per diritti acquisiti lesi.
Naturalmente lascio ai giuristi tali valutazioni. Questi pescatori artigianali dovrebbero denunciare le morie eccezionali che colpiscono stagionalmente molti dei nostri fiumi. Tornando al Tevere le morie ittiche sono clamorose, sono quintali di carogne che vengono portate in mare, rendono inaccessibili i porti turistici per il cattivo odore, e molto altro. Sono isole di plastica che le piene portano al mare. Se vuoi ti mando dei filmati, addirittura incredibili per le masse di rifiuti galleggianti portati al mare. Aspetti questi che sembrano lontani dal dibattito parlamentare, mentre contraddicono le affermazioni sulle conquiste di politiche ambientali che alla luce dei fatti sono molto deboli. Gli stessi dovrebbero denunciare che la politica dei ripopolamenti, di cui siamo stati responsabili tutti ( quelli della mia generazione ed i nostri maestri) ha alterato la biodiversità in maniera irreversibile distruggendo i valori utili ed etici più importanti su cui si basavano le professioni e le culture legate ai consumi locali. Naturalmente non voglio negare introduzioni storiche di specie che hanno dato vita ad economie importanti, soprattutto in epoca in cui il valore della biodiversità non era oggetto di indagine ecologica ed economica e tantomeno al centro di un interesse politico dedicato. Consapevoli che si voleva ripopolare per far aumentare specie più sportive o più produttive, dunque con una finalità considerata allora positiva, resta il fatto che oggi si ritiene che siano stati fatti grossi danni, ed è difficile negarlo. Hanno pagato soprattutto quei pescatori artigianali che hanno visto cambiare la qualità delle acque, la biodiversità, avendo solo poche colpe. Sarebbe il caso di tutelare il lavoro dei pochi che avrebbero diritto di presidiare e conservare gli ecosistemi che vivono e che potrebbero essere integrati in nuove attività ecosostenibili. Senza inutili retoriche su un mondo che fu, dare loro un ruolo, inserirli nel contesto associativo appropriato per fare formazione. Senza rappresentanze organizzate non si fa presidio ambientale, senza saldatura tra imprese ed ambiente non si fa vera conservazione. Se si vuole arginare il bracconaggio si rinforzino le organizzazioni che costituzionalmente possono dare il loro contributo utile alla società e non solo ai loro associati. Pescatori ricreativi e professionali collaborino per una reale transizione ecologica, non fatta solo di carte, ma anche di fiumi puliti, di biodiversità protetta (nella concreta considerazione dei limiti del progetto di un restauro integrale che potrebbe essere inattuabile). E naturalmente si identifichino fruizioni che generino benessere nel rispetto delle altre specie e delle generazioni che ci seguiranno. Ai bracconieri ci pensino le polizie che sanno fare il loro lavoro, che a loro siano dati gli strumenti necessari. Siano supportate le associazioni della pesca ricreativa ed agonistica per sensibilizzare le nuove generazioni sempre più interessate allo sport, al contatto con la natura piuttosto che alla cattura, e che le associazioni delle cooperative e delle imprese di pesca siano delegate per poter svolgere la loro funzione di corpi intermedi, se vorremo vedere ancora marinerie colorate e ristoranti pieni dei sapori dei nostri mari.
Cordialmente
Stefano Cataudella
Già prof. Ordinario di Ecologia
Professore Emerito Università degli Studi di Roma “Tor Vergata
” “

Ringraziamo Alleanza delle Cooperative Italiane e il Prof. Stefano Cataudella per l’impegno profuso a collaborare con il Governo per trovare soluzioni vere, concrete e plausibili.Ringraziamo anche il Prof. Cataudella per averci concesso il permesso di pubblicare la sua lettera.

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