Stando a quanto affermato da fonti dell’Ufficio Federale della sicurezza Alimentare e di Veterinaria Svizzero nel 2022 è stato impiegato il 5 % in meno di topi come animali da laboratorio rispetto all’anno precedente. Complessivamente, negli ultimi tre anni sono stati utilizzati meno topi negli esperimenti sugli animali. Poiché i topi sono la specie più comunemente utilizzata, circa il 60 %, si tratta di un’evoluzione rilevante.
Nel 2022, un numero significativamente maggiore di pesci (incluse le larve di pesce) è stato utilizzato negli esperimenti sugli animali (ca. 45 000 in più rispetto all’anno precedente). L’impiego di pesci è nettamente aumentato nel corso degli ultimi anni. Circa il 40 % dei pesci utilizzati erano larve di pesce. Circa il 29 % dei pesci è stato utilizzato per ricerche ecologiche (ad es. effetti dei cambiamenti climatici), circa il 28 % per l’ecotossicologia, circa il 20 % per la ricerca sul metabolismo e circa il 23 % per altre discipline (ad es. la genetica).
L’utilizzo del pesce zebra nello studio del neurosviluppo e dei suoi disturbi nell’uomo è in crescente aumento, a testimonianza del vantaggio che deriva dalla presenza di circuiti di sviluppo neuronale altamente conservati tra le due specie. Il sistema nervoso dello zebrafish possiede tutte le tipologie di cellule nervose, come astrociti, oligodendrociti e microglia; anche la macro-organizzazione delle regioni cerebrali è comparabile dato che le aree telencefaliche del pallio dorsale e mediale sono omologhe alla corteccia e all’amigdala umane. La principale differenza nel processo di sviluppo consiste nella neurulazione: il tubo neurale dello zebrafish origina dal rigonfiamento di una carena solida derivata dalla piastra neurale, mentre nell’essere umano il tubo neurale sorge direttamente come una piega della piastra.
Il modello zebrafish, sia nella sua forma larvale che in quella adulta, ha rivestito con sorprendente efficacia un ruolo determinante nell’analisi di processi psico-comportamentali complessi come l’apprendimento e la memoria, il ritmo sonno/veglia, la locomozione, atteggiamenti affettivi e depressivi ed è stato possibile anche collegare alcuni comportamenti con i relativi circuiti neuronali di attivazione grazie all’imaging diretto dell’eccitabilità neuronale; tali circuiti sono stati inoltre sottoposti a manipolazione diretta con l’optogenica, potendo registrare le alterazioni comportamentali derivanti.
Non perderti questi approfondimenti, che verranno ulteriormente espansi nel prossimo numero di EFM