A quarant’anni dalla storica Conferenza tecnica della FAO sull’acquacoltura, la previsione fatta allora, cioè che l’acquacoltura potesse competere con la produzione ittica derivante da attività di pesca è stata realizzata.
La successiva Dichiarazione di Bangkok raccomandava diversi requisiti chiave per lo sviluppo oltre il 2000; in particolare, che la salute animale sia gestita con interventi a livello nazionale, regionale e interregionale quale “esigenza urgente per sostenere la crescita”.
Sebbene siano stati compiuti progressi significativi nell’identificazione, nella diagnosi, nel trattamento e nella gestione delle zone delle malattie in determinati settori, i problemi di resistenza sono rimasti ostacoli significativi all’espansione di queste attività.
In altri settori dell’acquacoltura, le malattie microbiche infettive continuano a imporre importanti effetti limitanti sulla produzione, con un impatto globale complessivo che supera i 6 miliardi di dollari all’anno, rivaleggiando per impatto con le perdite proporzionali previste nel settore dell’allevamento terrestre a causa di malattie come l’afta epizootica. In settori specifici (come i gamberetti), le perdite di malattie possono superare il 40% della capacità globale con malattie emergenti.
Tali preoccupazioni confermano che le malattie sono il principale fattore costrittivo per l’espansione dell’industria dell’acquacoltura fino al 2050 e potenzialmente costano al settore 6 miliardi di dollari in termini di perdita di resa ogni anno.